Reviewed by Matteo Pellegrino, Università di Foggia (matteo.pellegrino@unifg.it)
Preview Ho già avuto modo di scrivere (cfr. BMCR 2009.08.57) che, a differenza di altre tragedie euripidee, che sono state al centro dell'interesse anche di autorevoli studiosi, lo Ione non ha goduto di una pari, rilevante attenzione filologica: si possono ricordare il fondamentale, ma ormai datato, commento di U. von Wilamowitz-Moellendorff (Berlin, Weidmannsche Buchhandlung, 1926); quello di K. H. Lee (Warminster, Aris & Phillips, 1997), fondato sulla magistrale edizione curata da J. Diggle (Oxford, Clarendon Press, 1981, Vol. II), e il testo con introduzione, traduzione e note a cura di D. Kovacs (Cambridge [Mass.]- London, Harvard University Press, 1999, Vol. IV); in italiano si possono ricordare il volume Euripide. Ione, introduzione, traduzione e commento a cura di M. Pellegrino (Bari, Palomar 2004) e la traduzione con pregevole commento di M. S. Mirto, Euripide, Ione (Milano, BUR, 2009). Di rilievo sono anche le recenti analisi critico-testuali e metriche sulle parti monodiche e sulle parti corali dello Ione condotte da M. De Poli (Le Monodie di Euripide. Note di critica testuale e analisi metrica, Padova, Sargon, 2011; Monodie mimetiche e monodie diegetiche. I canti a solo di Euripide e la tradizione poetica greca, Tübingen, Narr, 2012) e da P. Santé (Euripide, Ione. I Canti, Pisa-Roma, Fabrizio Serra Editore, 2017). Ora della tragedia euripidea disponiamo, per i tipi di De Gruyter, dell'Edition and Commentary a cura di Gunther Martin, valente studioso che sul dramma euripideo ha pubblicato anche altri lavori che esplorano la pièce da diversi punti di vista: analisi del testo ('Three deletions in Euripides' Ion', GRBS 50, 2010, pp. 29-40; 'Durch Konjektur zum Verschwörer. Zu Eur., Ion 690-693', WS 129, 2016, pp. 63-69), questioni pertinenti alla datazione ('On the Date of Euripides' Ion', CQ N.S. 60, 2010, pp. 647-651), esegesi di alcuni passi dell'opera sul fondamento di un'attenta disamina di Realien di natura antropologico-culturale ('Weben und Wahrheit. Die Hermeneutik von Geweben in Euripides' Ion', in H. Harich-Schwarzbauer, ed., Weben und Gewebe in der Antike. Materialität - Repräsentation - Episteme - Metapoetik. Texts and Textiles in the Ancient World. Materiality - Representation - Episteme - Metapoetics, Oxford-Philadelphia, Oxbow Books, 2016, pp. 133-145). La presente edizione si apre con una densa Introduction (pp. 1-44), in cui sono illustrati: le parti strutturali del dramma; le problematiche relative alla definizione dell'opera (diversamente interpretata dalla critica moderna come melodramma, dramma di intrigo, tragedia romanzesca, tragicommedia); i motivi fondanti del mito correlato alle origini della gente ionica, al culto di Erittonio, alla celebrazione dell'autoctonia, e i possibili (ma non certi) legami contenutistici con altre opere (su tutte la Creusa di Sofocle); la controversa datazione, per la quale Martin ha riesaminato il dato metrico-stilistico, fondato sul principio che Euripide avrebbe modificato nel corso degli anni la versificazione delle parti dialogate, con una maggiore libertà di soluzioni nel trimetro giambico (le statistiche collocherebbero lo Ione sullo stesso piano delle tragedie messe in scena dopo il 415, con una comune percentuale di soluzioni pari al 25-27%) e i possibili elementi cronologici interni ed esterni al testo, pervenendo alla conclusione che "the most interesting and nuanced reading probably points to a date after the desertion of allies in 412" (p. 32); gli aspetti pertinenti alla drammaturgia (facciata scenica, entrate e uscite dei personaggi, ripartizione dei ruoli degli attori) e al testo (trasmissione, interpolazioni, edizione). Seguono le pagine contenenti la Critical Edition (pp. 45-112), per cui Martin stampa un limpido testo (con la dovuta, meritoria cautela metodologica fondata sul principio che lo Ione "is among those tragedies with the slimmest basis of evidence for the constitution of the text": p. 36), corredato di un'utile concordanza con il testo oxoniense di Diggle (pp. 113-116: si tratta di poco più di centocinquanta divergenze, in cui Martin rivela, rispetto a Diggle, una maggiore tendenza a crocifiggere il testo: cfr., ad es., vv. 2-3, 222, 300, 481, 507, 589, 721, 755, 1106, 1198, 1276), e il Commentary (pp. 117-547), che costituisce, con tutta evidenza, la parte più corposa del volume: vi ricorrono puntuali note di commento di carattere testuale, grammaticale, retorico, metrico, scenico, nonché di interesse storico-letterario e mitologico-antiquario; e di grande efficacia si rivela la capacità di indagine condotta sui personaggi del dramma: degno di menzione il focus su Ione, rappresentato come novello Erittonio/Eretteo (cfr. note ai vv. 1412-25, 1426-32a); su Hermes e sulla fondamentale funzione di divinità prologante (cfr. note ai vv. 14-27, 29-36a); su Apollo, il dio che pur in absentia è centrale nel dramma, e che Martin studia mettendone in evidenza le ambiguità, così come emergono dai giudizi espressi nei suoi confronti nel corso della tragedia (cfr. note ai vv. 10-11, 362b-80, 384-400, 859-922, 1553-1605, 1606-13); su Atena, valorizzata nel suo ruolo di nume tutelare della gens ionica e del primato ateniese (cfr. nota ai vv. 1553-1605); su Creusa e sul suo rapporto 'conflittuale' con Apollo (cfr. note ai vv. 252-4, 384-400, 859-922, 1282-1319) e sulla di lei 'complicità' con il Coro (cfr. note ai vv. 1048-60, 1229-49); sul Vecchio Pedagogo e sulla sua devozione verso Creusa (cfr. note ai vv. 725-34, 950-9); su Xuto e sui suoi 'equivoci' rapporti con le altre personae dramatis (cfr. note ai vv. 401-28, 410-12, 525-7, 582-4, 650-67); e sulla Pizia e sul suo legame affettivo con il protagonista (cfr. note ai vv. 41-51, 1320-68, 1355-63). E parimenti meritevoli di interesse sono le riflessioni su aspetti fondanti del dramma: il tema dell'autoctonia (cfr. note ai vv. 29, 184-218, 542, 607-11, 714-24, 1297); la valenza simbolico-rituale degli uccelli, considerati 'intermediari' tra dèi e uomini (cfr. note ai vv. 82–183, 1191); le ekphraseis sia del frontone del tempio di Apollo, così come appare alle donne del Coro nella parodo, sia delle immagini istoriate sulla tenda, descritte dal Messaggero nel quarto episodio (cfr. note ai vv. 184-218, 1122-1228, 1132b-66a, 1141-66a); le scene di riconoscimento presunto e reale (cfr. note ai vv. 517-62, 1439-1509); l'happy ending e il ruolo della τύχη (cfr. note ai vv.1380-4, 1516-20, 1553-1605); i motivi eziologici e paretimologici, che sono peraltro peculiari dell'arte euripidea (cfr. note ai vv. 20-7, 74-5, 81, 661-3a, 802, 997, 1553-1605). Due ultime osservazioni più di dettaglio. a) Nel commento ai vv. 752-62, concordo con Martin, quando afferma che "the chorus do not say why they decide to reveal Xuthus' secret, but from the preceding stasimon one may infer that sympathy for and loyalty to Creusa and patriotic revulsion at the idea of Ion as king are their motives" (p. 335); non altrettanto, quando soggiunge che "another reason presumed by Pellegrino, suspicions at the veracity of the oracle, does not surface here or later and is not communicated to Creusa" (p. 335): i) nel mio commento (p. 264) io rilevo che "le esclamazioni del Coro […] sono interpretate da Creusa come presagio di sventure", cosa peraltro confermata dall'evidenza testuale del v. 753 (τὸ φροίμιον μὲν τῶν λόγων οὐκ εὐτυχές); ii) che il Coro nutra sospetti in merito alla veridicità dell'oracolo trova riscontro nel v. 685 (οὐ γάρ με σαίνει θέσφατα μή τιν' ἔχῃ δόλον). b) A proposito del valore simbolico della collocazione all'ingresso della tenda dell'immagine del re ateniese Cecrope (vv. 1163-5), confermerei le conclusioni a cui sono pervenuto in 'Nel segno degli antenati: Euripide, Ione 1163-1165', in O. Vox (a cura di), Ricerche euripidee, Lecce, Pensa Multimedia, 2003, p. 108: "Ione compie un atto in cui mi sembra lecito individuare tutto il valore di una prefigurazione, non intenzionale e dunque tragicamente ironica, della felice scoperta, giustificabile esclusivamente in ragione del ricongiungimento con la vera madre, dei suoi legami con la dinastia regnante in Attica; una scoperta che nell'esodo, nella fase culminante dell'anagnorisis (vv. 1463-7), troverà la sua più alta consacrazione nelle stesse gioiose parole di Creusa, evocanti il sospirato ritorno dell'erede della celebrata famiglia 'nata dalla terra'". Il libro, che non mi è parso caratterizzato dalla presenza di errori tipografici particolarmente degni di nota, si conclude con una documentata bibliografia (pp. 548-604) e con utili indici (pp. 605-613). In definitiva, gli studiosi dello Ione euripideo troveranno un sicuro punto di riferimento in questo volume che si lascia apprezzare per ricchezza di informazione, acribia critica, rigore metodologico e ampiezza espositiva.
[The Table of Contents is listed below.]
Table of Contents
Preface v
Introduction 1
1) Structure 3
2) Problems of Interpretation 6
3) Myth 13
A) Ion's Genealogy 13
B) Ion and the Erichthonius Myth 20
C) Ideological Implications 22
4) Date 24
A) Metrical Criteria 24
B) Structural Criteria 27
C) External Criteria 28
5) Set, Entrances and Exits, Actor Distribution 33
6) The Text 36
A) Transmission 36
B) Interpolations 36
C) The Edition 44
Critical Edition 45
Commentary 117
Conventions, Abbreviations, Bibliography 548
Indices 605
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