Reviewed by Giampiero Scafoglio, Naples (scafogli@unina.it)
Paul Dräger da tempo si occupa di Ausonio, su cui ha pubblicato numerosi articoli, nonché le edizioni tradotte e commentate della Bissula ("GFA" 4, 2001, 187-219) e della Mosella (Trier, 2001; Zürich, 2004). Questo libro, dalla veste grafica impeccabilmente elegante, si inscrive nel progetto complessivo di pubblicare integralmente gli Opuscula in tre volumi, con traduzione tedesca e commento: "(Auto-)biographische Werke"; "Trierer Werke"; "Spätwerke aus Bordeaux" (non una distinzione rigorosa, bensì un criterio convenzionale o di comodo, come spiega l'Autore stesso nell'introduzione, p. 7-8). È un progetto ambizioso, che tuttavia privilegia l'estensione orizzontale della materia, rinunciando all'approfondimento verticale, vista la quantità delle opere ausoniane. È inevitabile perciò il rischio di produrre un doppione del recente, monumentale lavoro del Green (Oxford, 1991). Da quest'ultimo, però, Dräger si distacca in qualche punto del testo ausoniano (come mostra un apposito quadro sinottico, p. 236-241), generalmente in senso conservativo (maggiore aderenza alla tradizione manoscritta; diffidenza per le congetture), spesso con buoni risultati. Per esempio, nella Mosella, è indubbiamente plausibile il ripristino di munimine vs manamine di Gronov (v.32); cura vs cara di Heins (v.51); tota vs nota di Barth (v.68); sario vs uarie di Green (v.130); defensa vs deprensa di Lachmann (v.139), così come è ammissibile (anzi, preferibile) l'eliminazione delle due presunte lacune (al v.206 e dopo il v.379). Immagino che, su questi e altri punti controversi del poemetto, Dräger non abbia fatto in tempo a vedere il mio lavoro La problematica filologica della Mosella ("WS" 123, 2010, 177-191), con cui non di rado si trova d'accordo. Tuttavia la novità di questa edizione è la traduzione tedesca, che tende a riprodurre non la forma letterale, ma la tonalità e le movenze della poesia ausoniana. Una traduzione apprezzabile per la duttilità e la musicalità, ma generalmente non priva di precisione, quasi mai talmente libera da diventare arbitraria. Mi piace citare a mo' di esempio il carme 5 della Bissula (ad pictorem de Bissulae imagine, p. 120-123): Bissula nec ceris nec fuco imitabilis ullo / naturale decus fictae non commodat arti. / sandyx et cerusa, alias simulate puellas; / temperiem hanc uultus nescit manus. ergo age, pictor, / puniceas confunde rosas et lilia misce, / quique erit ex illis color aeris, ipse sit oris ~ "Bissula, nachahmbar weder in Wachs noch sonstwie in Tönung, / leiht nicht der täuschenden Kunst die naturgegebene Anmut. / Mennige, Bleiweiß auch, abbilden sollt ihr andere Mädchen! / Diesen Gesichtsteint trifft keine Hand. Wohlan denn, o Maler, / purpurne Rosen schütte zusammen und Lilien mische: / Wie nun aus jenen die Farbe der Luft sein wird, sei auch ihr Antlitz!". Il commento, di carattere prevalentemente compilativo e alquanto sintetico, si attesta su un buon livello divulgativo. Speciale attenzione è rivolta alla struttura delle opere e alle figure retoriche. I modelli sono segnalati in modo tanto preciso quanto rapido; soltanto in alcuni casi sono oggetto di un esame comparativo approfondito. Rigoroso e minuzioso è il vaglio dei dati reali (topografici e naturalistici), come dimostra il commento ai cataloghi dei pesci e degli affluenti, rispettivamente Mos. 75-149 e 349-380 (p. 353-368, 393-403): il corso dei fiumi è perfino rappresentato graficamente (p. 395). Il discorso è piacevolmente intercalato da qualche illustrazione in bianco e nero, come la statua di Ausonio a Nimega (p. 241), un dipinto pompeiano che raffigura Priapo (p. 433) e il "pettine di Bissula", conservato nel Rheinisches Landesmuseum di Treviri (p. 438). Relativamente alla Mosella, che occupa una posizione privilegiata tra le opere di Treviri e nell'intera produzione ausoniana, Dräger torna a insistere sul cosiddetto "hebdomadische Kompositionsprinzip" o "hebdomadischer Strukturierung", secondo cui il fondamento del poemetto sarebbe il numero 7 (dotato di valore simbolico nel pensiero pitagorico, noto e caro ad Ausonio): ogni argomento sarebbe scandito in 7 punti e sviluppato in 7 o 14 o 21 versi; il catalogo degli architetti (vv.300-320) ne elenca 7, la descrizione delle abitazioni (vv.321-334) contempla ville di 7 diverse forme e posizioni, e così via. Se i conti non tornano di primo acchito, si trova facilmente un criterio correttivo, come per il catalogo dei pesci, che ne comprende 15, quindi due gruppi di 7 + 1; per di più, il numero dei versi dedicati ai singoli esemplari si può ricondurre al disegno di un pesce, "stromaufwärts schwimmender Fisch" (come illustrato a p. 357), al modo di un technopaegnion, corrispondente al gioco del loculus Archimedis, di cui Ausonio parla nell'introduzione al Cento nuptialis. Una costruzione complicata e improbabile, contro cui ho cercato invano di mettere in guardia Dräger nella recensione alla sua precedente edizione della Mosella ("Latomus" 67, 2008, 231-232): qui il filologo supera perfino il cerebralismo dello stesso Ausonio. Nonostante tutto, questo libro non dovrebbe mancare dalla biblioteca di uno studioso di Ausonio e, in generale, del periodo tardo-antico. Il volume si conclude con un'ampia bibliografia (p. 651-661) e con gli indici delle illustrazioni e delle abbreviazioni delle opere ausoniane. Abweichende Lesarten 236
Vorwort 7
Texte und Übersetzungen
14 Eclogae (‚Eklogen’) 11
15 Griphus ternarii numeri (,Netz der Dreizahl’) 44
16 Mosella (,Mosella’) 56
Appendix: Ein Brief des Symmachus über die Mosella 112
17 Bissula (,Bissula’) 117
18 Cento nuptialis (,Hochzeits-Cento’) 125
19 Cupido cruciatus (,Der gekreuzigte Cupido’) 142
20 Precationes variae (,Verschiedene Gebete’) 153
Appendix: Bitte des Konsuls Ausonius in Keulenversen 160
21 Gratiarum actio (,Dankabstattung’) 164
22 Fasti (,Kalender’) 201
23 Caesares (,Die Cäsaren’) 206
24 Ordo urbium nobilium (,Reihenfolge bekannter Städte’) 223
Kommentar
14 Eclogae (.Eklogen’) 242
15 Griphus ternarii numeri (,Netz der Dreizahl’) 312
16 Mosella (,Mosella’) 336
Appendix: Ein Brief des Symmachus über die Mosella 423
17 Bissula (,Bissula’) 425
18 Cento nuptialis (,Hochzeits-Cento’) 441
19 Cupido cruciatus (,Der gekreuzigte Cupido’) 464
20 Precationes variae (,Verschiedene Gebete’) 492
Appendix: Bitte des Konsuls Ausonius in Keulenversen 502
21 Gratiarum actio (,Dankabstattung’) 509
22 Fasti (,Kalender’) 580
23 Caesares (,Die Cäsaren’) 587
24 Ordo urbium nobilium (,Reihenfolge bekannter Städte’) 615
Literatur- und Abbildungsverzeichnis 651
Abkürzungen für Ausonius’ Werke 662
Oltre alla Mosella e alla Bissula, il volume comprende le seguenti opere: Eclogae, Griphus ternarii numeri, Cento nuptialis, Cupido cruciatus, Precationes uariae, Gratiarum actio, Fasti, Caesares, Ordo urbium nobilium. La Mosella è seguita opportunamente da un’appendice comprendente l’Epistula Symmachi ad Ausonium (I, 14 Seek), che non serve solamente ad arricchire la panoramica delle relazioni sociali e culturali intrattenute dal poeta con l’aristocrazia romana: a mio avviso, l’epistola aiuta altresì a illuminare la scelta di destinazione e diffusione selettiva della Mosella (nelle regioni provinciali, invece che a Roma), quale si riconosce all’origine della peculiare situazione della sua tradizione manoscritta (cf. Tradizione manoscritta e destinazione provinciale della Mosella, “LEC” 77, 2009, 267-278). Alle Precationes è aggiunta, ancora in appendice, l’Oratio consulis Ausonii uersibus rhopalicis, la cui attribuzione ad Ausonio tuttavia è stata revocata in discussione (da Scaligero a Schenkl, fino a Green) per la presenza di imprecisioni linguistiche e metriche, nonché per l’uso di vocaboli estranei all’usus scribendi del poeta; Dräger sembra prudentemente possibilista, ma evita di addentrarsi nel problema: adhuc sub iudice lis est.
ReplyDeleteNumerosi gli interventi felici sparsi passim nel volume, che per la sua stessa mole non può essere scandagliato minutamente hic et nunc. Un esempio per tutti. Nel testo di Ord. urb. nob. 46 (dove si parla della città campana di Capua), Dräger rimuove le cruces poste intorno al termine pelago da Schenkl e confermate dalla studiosa che più recentemente ha pubblicato il poemetto, Lucia Di Salvo (Napoli, 2000), in quanto il riferimento al mare sarebbe “inadatto a una città che sorgeva a distanza” dalla costa (p. 184). Dräger supera però il timido possibilismo di Green e avanza una spiegazione assai più articolata, che prende in considerazione sia l’appropriatezza linguistica della parola sia la sua congruenza geografica e sociologica: nell’antichità, infatti, la città di Capua era proiettata sul mare (pur non sorgendo sulla costa) per la prosperità delle attività commerciali e per la sua stessa posizione, sul fiume Volturno (p. 626-627). La discussione rende la scelta editoriale più convincente di come appariva nell’edizione oxoniense.